Nel 1882 Primo Levi definì l'Abruzzo "forte e gentile". Due aggettivi all'apparenza antitetici ma che nella mia terra si fondono indistinguibili. Se la forza fa a volte pensare alla prepotenza o alla superbia, da noi la forza è tenacia, caparbietà, valori incrollabili che affondano le radici nella roccia delle nostre montagne, mentre la gentilezza addolcisce la rudezza dell'apparenza con una generosità e una bontà d'animo che è avvolgente e calda come la sabbia delle nostre spiagge. Dalle immagini viste in questi giorni drammatici, quello che mi ha colpito è al di là della disperazione e della paura, leggere negli occhi delle persone fierezza, coraggio, non rassegnazione. Le lacrime appena accennate, mostrate quasi con vergogna. Tutto questo mi fa sentire ancora di più attaccata alla mia terra, orgogliosa di condividere un modo di essere, un mondo di valori spesso persi. Mi piace pensarmi forte e gentile, con la vita che continua anche tra le macerie vere o allegoriche della nostra realtà.
Questa collana, che già non ho più, ha i colori tipici della passione cristiana, ma illuminata dall'argento della speranza, perchè in fondo al tunnel brilli per chiunque, sempre una luce.