Io non sono razzista, non amo le discriminazioni. Mi piace la globalizzazione che abbatte confini e ti fa sentire cittadino del mondo. Mi piacciono le regole, ma solo se sono rispettate da tutti, altrimenti si rischia di diventare fessi, di essere prevaricati e annientati.
Quando sono arrivati gli empori cinesi, pieni di oggetti improponibili, introvabili e sul filo del kitsch, ogni tanto ci andavo a fare una capatina. Ma ora ci vado sempre meno, sia perchè quello che ho comprato in un momento compulsivo magari si è rotto ancora prima di tornare a casa, sia perchè ho imparato a comprare meno e possibilmente solo il necessario, ma sia perchè ho iniziato ad osservare le cose con un'altra ottica.
Mi sono capitate due cose poco tempo fa. La prima è che sono entrata in un grande emporio cinese e mi sono sentita soffocare da un'odore acre che mi ha preso alla gola: non so se fosse disinfettante o odore di vernici o di non so cosa, ma sicuramente ricordava prodotti tossici. Sono dovuta uscire per poter respirare.
La seconda è che sono andata (ovvero pensavo di andare) in un negozio storico di bricolage che si trova nella mia città. Punto di ritrovo per i bricoleur, fornitissimo di legno da taglio, di minuteria, vernici, ma anche di carte per il decoupage e pennelli. All'interno la sorpresa che mi ha colto è stata terribile. Il negozio si è trasformato anch'esso in un emporio cinese. C'è ancora un pò di materiale "storico" sugli scaffali, probabilmente compreso nell'acquisto del negozio. Il taglio del legno c'è ancora, ma vedere le tavole da taglio tra cineserie fosforescenti, mi fa pensare che stia lì fino all'esaurimento. E vedere alcuni dipendenti del vecchio negozio con le felpe con su scritto Sol levante, mi ha fatto male al cuore.
Moltissimi negozi della mia città hanno abbassato le saracinesche e spesso sono stati sostituti da questi obbrobri commerciali. C'è crisi, sono d'accordo, cerchiamo di risparmiare tutti sul risparmiabile, ma almeno non risparmiamo sul cervello. Ci stanno colonizzando e noi non facciamo niente, non ci opponiamo, continuiamo a comprare vestiti di plastica con cuciture discutibili senza preoccuparci di pensare che magari sono stati cuciti da bambini dell'età dei nostri figli o da lavoratori senza tutela. Ormai lo sappiamo: non possiamo essere certi che nelle nazioni che invadono con le loro merci il nostro mercato vengano rispettati i diritti dei lavoratori o vengano utilizzati prodotti o vernici non tossici.
E allora, anche per la riflessione che ha suscitato in me un invito su Fb in tal senso ("Compriamo
i regali di Natale da piccoli imprenditori, dalla bottega
dell'artigiano, dal vicino che tira avanti col proprio negozio,
dall'amica che crea oggetti unici, da chi resiste alla globalizzazione
nei nostri territori ...... Facciamo in modo che i nostri soldi arrivino
a gente comune che ne ha bisogno e non alle multinazionali e ai grossi
imprenditori che sottopagano i dipendenti e delocalizzano le imprese
all'altro capo del mondo. Così facendo più persone potranno vivere un
Natale felice."), approfittiamo del Natale per riprenderci in mano la nostra nazione e la nostra economia. Impegnamoci tutti a comprare italiano. Dall'amica o dalla conoscente che fa braccialetti, dalla signora che produce marmellate, dai cesti di prodotti freschi comprati dall'ortolano, dal negozietto di nicchia, compriamo italiano, leggiamo le etichette. Valorizziamo le nostre abilità, facciamo circolare la moneta all'interno del nostro territorio. Cerchiamo di aiutare chi ne ha veramente bisogno senza arricchire chi si è arricchito sulle nostre spalle per anni, abbattendo i profitti delle multinazionali, facendo capire ai grandi stilisti che i loro prezzi non hanno nessuna giustificaione economica. E se proprio dobbiamo comprare un vestito cinese, almeno compriamolo da un negoziante italiano, che paga (speriamo) le sue tasse in Italia e che rispende i suoi soldi in Italia.
E ricordiamo che non è il valore di un regalo che determina l'intensità dell'affetto. Riflettiamo sulle nostre azioni. Rifettiamo sul fatto che ci stiamo facendo colonizzare senza battere ciglio ma che ne stiamo già pagando le conseguenze.
Guardiamoci intorno e impariamo a pensare.