La mia estate sta volgendo al termine e io non mi sono quasi accorta che sia cominciata…
Il tempo è volato in un battito di ciglia. Abitare in una città di mare come la mia, vuol dire fare una faticaccia immane. So già che molti invidieranno me e quelli come me che hanno il mare in casa, ma vivere in una città di mare per tutta la santissima estate ha un che di devastante. Innanzitutto vivi tra la sabbia anche in casa perchè nonostante tu abbia cercato disperatamente di spiegare per anni ai tuoi figli che dovrebbero darsi una pulitina prima di rientrare in casa che dovrebbero effettuare il primo pit stop direttamente nella doccia, ritrovi sistematicamente granellini di sabbia dorata sul pavimento, tra le lenzuola, sul divano, etc. etc. Inizi a pensare, ovviamente che i tuoi figli sono praticamente sordi selettivi o, più facilmente, che non hai alcun ascendente educativo…
Quando fa caldo, ma proprio caldo, a meno che tu non abbia delle incombenze diverse, decidi di trovare refrigerio sotto l’ombra delle palme che brulicano sul litorale della città (ad un costo pari ad una appartamento a Cortina in pieno agosto…). Ciò comporta, ovviamente, che alla fine della giornata non hai combinato un bel niente: non hai pulito casa, non hai fatto la spesa, non hai fatto shopping, non ti sei neanche dedicata ad alcuna attività manuale. Al massimo ti sei rosolata al sole (come Zorro, con il segno degli occhiali come me che non sono riuscita a farne a meno), hai fatto luuuuuuuuuuuuunghissime partite di burraco, magari letto un pochino più del solito e mangiato pressochè sempre schifezze.
Che problema ci sarebbe perbacco? Niente, se io non avessi dovuto affrontare un trasloco epocale in pieno luglio!!!!!!!!!!
Orbene, dopo 10 anni vissuti nella mia splendida casa, costruita secondo i nostri (allora eravamo in due a decidere…) gusti e desideri, decorata dalle mia sante manine fino a farla diventare il mio nido e il mio rifugio, quando il mio matrimonio è scaduto come latte inacidito, ho dovuto prendere atto che la vendita della casa era ineluttabile. Tralasciando stare le motivazioni che sarebbe lungo spiegare, ma che in realtà sarebbero tutte un bip causa censura, nonostante il periodo di crisi del mercato immobiliare (ogni tanto Murphy si volta dall’altra parte…) sono riuscita a trovare un acquirente per il “maniero” e a trovare un altro nido per me e per i mei pargoli. Avrei preferito una casina più vicino al centro, per poter uscire a piedi o in bicicletta, per rendere i miei figli più autonomi, ma i prezzi erano un pò altini per le mie disponibilità: qualcuno non ha ritenuto suo dovere contribuire alla sistemazione dei suoi figli e mi sono fermata dove ho potuto. L’importante è che ai miei figli la casa piaccia: è ciò a cui tenevo di più, soprattutto perchè si trattava di ridimensionare spazi, ambienti etc. etc.
Il mio trasloco è stato frutto di una serie di eventi fortunosi e fortunati. Il termine massimo per lasciare la casa era il 26 luglio. Ho fatto l’atto di acquisto della nuova casa il 9 luglio, trovato un tuttofare libero per dare un minimo di rinfrescata alle pareti e fare qualche piccola opera di muratura, e predisposto il trasloco il 22 luglio. Ho passato giornate intere a selezionare, regalare, buttare, impacchettare montagne di cose. Quando si ha tanto spazio a disposizione ci si sente autorizzati a conservare qualunque cosa. Salvo poi, come è successo a me, scoprire cose che non sapevo nemmeno di avere perchè sepolte da 100 altre. Da qui la decisione di buttare, eliminare, regalare e/o vendere a più non posso. Ciononostante ci sono voluti ben 2 giorni per traslocare, con un caldo allucinante e il sudore che scendeva a rivoli.
La prima sera, dopo che i traslocatori avevano già portato via i letti, sistemati i bambini da mia madre, mi aggiravo camminando come un granchio con la schiena a pezzi per le stanze semivuote con la prospettiva di dormire scomodamente sul divano quando……………………… Dopo settimane di caldo torrido l’anticiclone delle Azzore ha deciso di spostarsi: è iniziata una grandinata terrificante. In quel preciso istante ho realizzato di avere la macchina fuori con i finestrini aperti e tutte le finestre di tutte le stanze spalancate. Dopo essere andata in primis a rientrare la macchina in garage colpita dalla sassaiola dei chicchi grandi come noci (il giorno dopo ho scoperto che i chicchi entrati in macchina si erano sciolti dappertutto bagnando i sedili e allagando le vaschette portaoggetti..), corro nelle camere e scopro tutto il parquet allagato.
Ho passato il resto della serata carponi ad asciugare il pavimento con quei pochi stracci che c’erano in giro e praticamente al buio perchè i lampadari erano stati staccati. Ho dormito da cani, tutta rattrappita e dolorante. Come se non bastasse, non faccio a tempo ad aprire le imposte alle 7 di mattina stravolta e praticamente moribonda, quando nel giro di pochi secondi hanno suonato nell’ordine mio padre (che era di vedetta fuori al portone dalle 6 e aspettava il minimo rumore per dare segno della sua presenza) e i traslocatori della testina che avevano sbagliato giorno e pretendevano di impacchettare le sue cose contemporaneamente alle mie. Mai un urlo tanto disumano si era levato tra quelle pareti! Espulsi! Morale della favola, dopo un altro giorno di trasloco devastante, fatto di fatica, sudore, vai di qui, torna di là, casa vecchia, casa nuova, etc. etc. ho dormito un’altra sera sul divano del nemico. Dopo aver fatto il mio di trasloco, ho dovuto presiedere anche a trasloco della testina perchè il principe dopo una breve apparizione si è dileguato. Sono dovuta rimanere in casa mangiando pane e tonno (rimasto in una scatola ancora da chiudere) come un carcerato, in attesa che i traslocatori tornassero dalla pausa pranzo. E finalmente, dopo tre giorni di agonia, ho messo piede nella mia nuova casa tra scatole, scatoloni, quadri imballati, pronta a giocare al più devastante puzzle della mia vita…
CONTINUA...